Pietro Mennea, uno dei più grandi atleti italiani di tutti i tempi, scomparso ieri a soli 61 anni, ha scritto anche sulla pista di Rovereto alcune bellissime pagine della sua storia sportiva. Più volte la Quercia è riuscita a portare Pietro al “Palio Città della Quercia”. La conoscenza personale con il sottoscritto, nata in raduni azzurri quando lui era un ragazzino alle primissime armi ed io ero alla fine della mia modesta parabola in azzurro, era stata utile per aprire la strada, sulla quale poi ha operato Renzo Azzolini, che con la sua simpatia travolgente riuscì a fa breccia nel carattere riservato, quasi scontroso di Pietro.
Su queste basi sono nate le molteplici partecipazioni di Pietro Mennea al “Palio Città della Quercia”, meeting internazionale in quel periodo in fase quasi nascente e avviato a diventare il più antico dell’atletica italiana.
Il nome di Mennea appare ancora nell’albo d’oro del meeting: 20”07 nei 200 metri. Un tempo stabilito nell’edizione del 1980, poche settimane dopo l’oro olimpico di Mosca. Allora allo stadio di Rovereto non c’era ancora la illuminazione e si correva di pomeriggio. Un pomeriggio di fine estate, carico di elettricità, per l’arrivo imminente di un temporale. Ricordo benissimo quei minuti (ero lo speaker assieme a Renzo Azzolini) di assoluta assenza di vento, con una calma piatta come si avverte soltanto quando sta per scoppiare la tempesta. Pietro aggredì la curva con la solita rabbia agonistica, spingendo fino all’arrivo nonostante l’assenza di un avversario in grado di stimolarlo fino agli ultimi metri. Le tribune dello stadio erano gremite per tributare il giusto omaggio al campione che festeggiava alla sua maniera l’oro olimpico. Era uno dei migliori tempi a livello del mare.
Ma forse pochi ricordano che il debutto di Pietro Mennea sulla pista di Rovereto era avvenuto esattamente 10 anni prima, quando era ancora e soltanto un ragazzo di belle speranze. Nell’agosto del 1970 la Quercia mise in campo un’idea che allora sembrava impraticabile: far convivere calcio e atletica. La FIDAL aveva assegnato a Rovereto l’organizzazione di un incontro fra rappresentative juniores dell’Italia del Nord e del Centro Sud. Ma contestualmente era nata l’opportunità di una partita amichevole fra l’Inter e il Rovereto (allora in serie C). Ecco la soluzione: alcune gare prima della partita, una gara nell’intervallo, le altre gare dopo la fine della partita. La gara scelta per l’intervallo furono proprio i 200 metri, con Pietro Mennea in pista. Non fu facile per lo speaker( il sottoscritto) far zittire il pubblico calcistico per consentire la partenza della gara, uno dei primi passi nella carriera di un campione straordinario.
Noi della Quercia avevamo fatto tutto il possibile per preparare al meglio la pista, allora in terra rossa. Per giorni interi abbiamo bagnato e rullato le corsie per offrire un fondo almeno accettabile nell’era in cui stavano diffondendosi le prime piste sintetiche.
Ci sarebbero da ricordare molti altri episodi della presenza di Mennea a Rovereto. Ne peschiamo alcuni dalla memoria. Renzo Azzolini che chiede in prestito una macchina di rappresentanza (e meglio assicurata…) dall’amico avvocato Pinalli per accogliere Pietro in aeroporto e portarlo a Rovereto (cena a notte fonda alla pizzeria Napoli, rimasta aperta proprio per il campione). E ancora il pagamento del premio di partecipazione a Mennea, di gran lunga il più alto nella storia del meeting. Dopo aver incassato l’assegno (Pietro, nato da famiglia molto povera, era molto attento ai soldi) firmò a sua volta un assegno, consegnandolo a Renzo: ”Questo è un aiuto per i ragazzi della Quercia”.
Questo era Mennea: una persona forse qualche volta difficile da capire, ma un campione che lascia a tutti i giovani che si avvicinano allo sport una grande lezione: quella dell’impegno e della fatica come le uniche strade per esaltare il talento e arrivare al successo.
Carlo Giordani